Ormai anziano, ho vissuto nella chiesa con fedeltà e trasparenza cercando di essere un servo della comunione; per questo mi sono dedicato all’ascolto, al dialogo e al confronto con i fratelli cristiani e con quelli non cristiani ricevendo sempre moltissimo: a loro va la mia profonda gratitudine. Ma devo confessare che tra i cristiani ho incontrato e conosciuto anche persone che hanno suscitato in me un senso di disgusto e di estraneità al punto da desiderare di non averli mai incrociati. Come descriverli? Sono soprattutto ecclesiastici, ma anche dei laici clericali, che per fortuna o per grazia si riconoscono già dai tratti fisici, dai loro volti, che dopo i quarant’anni restano scolpiti dai sentimenti che li abitano: freddezza, rigidità morale, curiosità morbosa, desiderio di giudicare gli altri, prontezza alla condanna, piccolezza d’animo.
Nei loro atteggiamenti poi si fa sempre visibile a occhi attenti la mancanza di compassione, un senso di superiorità e di disprezzo verso gli altri, soprattutto se riconosciuti con una vita non conforme alla morale della maggioranza.
Costoro non rappresentano soltanto un problema personale per alcuni cattolici, in realtà sono una presenza che ammorba la chiesa, la chiesa come comunità, come corpo. Scriveva di loro Ezio Franceschini, un cristiano sincero e intelligente, rettore dell’Università Cattolica di Milano:
Sono servitori devoti fino al fanatismo, ma privi di personalità e di intelligenza; uomini che non vedono nella chiesa un corpo vivo, di uomini e donne vive, ma soltanto la depositaria di un immobile complesso di norme da far osservare con qualunque mezzo per il bene dei fedeli, volenti o nolenti; uomini che quando sono investiti di autorità si schierano a difesa di leggi e di tradizioni, come se queste leggi e queste tradizioni non fossero esse pure in cammino e a servizio e aiuto, non a mortificazione delle generazioni che procedono nel tempo e nella storia. Questi uomini che chiamano “obbedienza fedele” il loro servilismo ottuso e chiamano “zelo” la loro intransigenza spietata non esitano quando possono colpire i fratelli che tentano strade nuove, interpretazioni nuove, esperienze nuove, e che fanno questo nella libertà dei figli di Dio pronti a pagare di persona.
Non c’è vita di santo che non possa documentare la presenza di questi cani da guardia, queste palle di piombo ai piedi della chiesa di Dio, ostacolo doloroso al desiderio di molti di diventare sinceri cristiani.