La Repubblica - 01 Maggio 2023
di Enzo Bianchi
Una nota della Segreteria del sinodo dei vescovi che emanava alcune norme dettate da Papa Francesco circa la composizione dell’assemblea sinodale non ha destato molta attenzione sui media. In realtà, ed è bene che i cattolici lo sappiano, si tratta di un intervento veramente “rivoluzionario” – passatemi l’aggettivo – perché è il primo avvio nella prassi di una nuova modalità di vivere la chiesa. Papa Francesco non aveva mai parlato di “sinodalità” durante il suo episcopato (a differenza, ad esempio, del card. Michele Pellegrino che non solo la riteneva essenziale, ma lavorò per un sinodo della chiesa piemontese), ma già nei primi mesi del suo pontificato aveva accennato al fatto che noi cattolici dovremmo imparare dalla chiesa ortodossa la sinodalità: un auspicio formulato in modo ancora confuso.
Tuttavia, essendo un uomo e un Papa di ascolto, a poco a poco ha introdotto il tema della sinodalità e nel 2017 sorprese con l’emanazione dell’Episcopalis communio, riformando lo svolgimento del sinodo così com’era stato predisposto da Paolo VI: già allora prevedeva la partecipazione di fedeli non vescovi a un’assemblea che da sempre nella storia è stata composta da soli vescovi. Il principio forgiato in ambito cristiano nel medioevo: “Ciò che riguarda tutti da tutti deve essere trattato, discusso e deliberato”, insieme alla teologia della chiesa di Papa Francesco quale popolo di Dio, hanno fatto sì che maturasse in lui una visione inedita del come vivere la chiesa.
Le coraggiose innovazioni introdotte dal Papa saranno applicate già nella sessione dell’ottobre prossimo. Come sempre parteciperanno vescovi eletti dalle diverse chiese quali rappresentanti dell’intero episcopato (oggi sono più di cinquemila i vescovi cattolici nel mondo!), ci saranno alcuni superiori religiosi, ma d’ora in poi tra di loro in ugual numero ci saranno superiore religiose! Per la prima volta nella storia, delle monache potranno prendere la parola e con diritto di voto determinare l’esito di alcune discussioni o progetti; per la prima volta una religiosa (donna) conterà quanto un religioso (uomo). Almeno in questa occasione dovrebbe cessare l’ausiliarietà femminile delle suore, quasi sempre solo a servizio dei presbiteri (uomini).
Ma l’innovazione non interessa solo i religiosi: il Papa chiede che anche semplici fedeli, donne e uomini in ugual proporzione, giovani e anziani, in numero di settanta, partecipino come membri “sinodali” all’assemblea con i poteri di tutti gli altri.
Ho preso parte a tre sinodi come esperto: nel primo non potevo intervenire, ma solo essere interrogato dai vescovi, negli ultimi due ho potuto prendere la parola e più volte anche Papa Benedetto aveva già operato alcuni mutamenti, senza però dare diritto di voto ai laici.
Nei mesi scorsi ci interrogavamo con apprensione su come e quando Francesco avrebbe indicato le procedure e osavamo sperare, nonostante le molte voci avverse alle iniziative di Papa Francesco.
Il sinodo resta sinodo di vescovi, i successori degli apostoli, i garanti della fede ortodossa, ma che ora possono ascoltare non solo la posizione del Papa, ma attraverso il voto il pensiero dei fedeli ammessi al sinodo in rappresentanza degli altri.
Finalmente il sinodo non è più un organo solo clericale, ma è icona del popolo di Dio! Francesco con questo mutamento si mostra deciso, profetico, non individua solo nuove procedure ma inizia ad applicarle camminando con tutta la chiesa. Speriamo si inoltri allo stesso modo anche per altri sentieri inediti che il popolo di Dio vorrebbe percorrere con il successore di Pietro, mai senza di lui!