La Repubblica - 13 Novembre 2023
di Enzo Bianchi
È un tempo di fatica e di travaglio per la chiesa cattolica questo anno di prolungamento del sinodo, voluto per approfondire ulteriormente i grandi problemi emersi sui quali si sono manifestate posizioni divergenti. Quasi tutti hanno dimenticato che il sinodo aveva lo scopo di conoscere e discernere meglio cosa sia la sinodalità ecclesiale e come potrebbe essere esercitata e vissuta, mentre l’attenzione e le attese si sono concentrate su alcuni temi che da decenni alimentano un acceso dibattito tra i cattolici. Questi problemi non potevano essere evasi e taciuti e la libertà assicurata in tutta la fase del confronto e dell’ascolto li ha fatti emergere con forza fino allo scatenamento del conflitto, della delegittimazione reciproca e di giudizi nei quasi si è fatto ricorso persino all’accusa di eresia. Purtroppo alcuni cardinali e alcuni vescovi, privi di senso della comunione, hanno aperto le ostilità nei confronti del Papa anche in modo scomposto e indegno della responsabilità loro affidata. Dunque i problemi, alcuni anche tralasciati dalle relazioni finali di sintesi, restano vivi nel dibattito e non sono per nulla risolti.
Vorrei qui, con un linguaggio che sia comprensibile anche per i non cattolici, cercare di metterli a fuoco. Innanzitutto da molte parti della chiesa si chiede di poter ordinare anche uomini sposati che potrebbero così presiedere la comunità e soprattutto l’eucaristia senza la quale non si edifica la chiesa. Anche il sinodo dell’Amazzonia aveva richiesto a grande maggioranza che si desse la possibilità di presbiteri uxorati, ma il Papa aveva poi ritenuto che non fosse ancora maturo il tempo per una risposta positiva.
Legato a questa urgenza ci si chiede anche se il celibato resterà legge obbligatoria per i presbiteri della chiesa latina: credo che anche questa sollecitazione potrebbe ricevere una risposta adeguata perché da sempre il celibato è stato compreso come un dono non necessariamente legato al presbiterato. È una legge della chiesa, non una necessità del sacramento.
E infine c’è tutta la problematica relativa al mutamento dell’antropologia avvenuto soprattutto in occidente, mutamento che ha fornito ai credenti un nuovo sguardo soprattutto sulla sessualità, sull’orientamento sessuale della persona, sul gender. E qui il travaglio si fa veramente difficile, perché le Scritture bibliche e la Tradizione sono state finora unanimi nella lettura e nella valutazione etica dei problemi. È vero: la Bibbia condanna le unioni omoaffettive e ogni situazione sessuale ibrida, ma oggi il nostro giudizio, a causa dell’evoluzione culturale, è mutato. Nelle chiese del nord Europa si chiede di benedire le coppie omoaffettive mentre nelle chiese africane e orientali questo è ritenuto un sacrilegio. E così noi oggi abbiamo il Dicastero della fede che conferma il divieto di benedire le unioni omoaffettive e vescovi in Germania e Gran Bretagna che permettono dei riti di benedizione purché ben distinti dal sacramento del matrimonio. D’altronde se si benedicono animali, auto e perfino le armi perché non benedire anche quei frammenti di amore presenti in una storia d’amore anche se non è secondo la legge? Ma sarà difficile arrivare a una posizione che abbia universale autorità in tutta le chiese.
E infine il problema dell’apertura del ministero presbiterale alle donne: la richiesta non appare nella sintesi finale perché i padri sinodali hanno ritenuto che sia impossibile per ora da parte del popolo di Dio accettare questa innovazione, oltre al fatto che si aprirebbe un nuovo fronte di gravissima divisione con le chiese orientali e ortodosse. Insomma, anche se esegeti e teologi in buona parte affermano che non ci sono ragioni per l’esclusione delle donne dal ministero per ora è impossibile che questa strada si apra nella nostra chiesa.