Un commentario della Bibbia affidato a studiosi e pastori che attingono alle teorie femministe e decostruzioniste: mostra un Creatore “eccessivo” nell’amore per l’umanità
La Stampa - Tuttolibri - 02 dicembre 2023
di Enzo Bianchi
Se nella storia della letteratura mondiale c’è un testo queer per eccellenza questo testo è la Bibbia! Sì, proprio la Bibbia, universalmente considerata il libro sacro per antonomasia, il «grande codice» della cultura occidentale, secondo la ben nota definizione di Northrop Frye, essa è in sé stessa queer, dal momento che è il non ordinario, l’insolito, il non conforme a una norma imposta. Del resto, abitualmente si traduce l’aggettivo e il sostantivo inglese queer con bizzarro, strano, curioso, eccentrico, stravagante, originale, ironico, ma anche sospetto, dubbio, poco chiaro. Per questo, compito del queer è guastare, rompere gli equilibri, scardinare le certezze, uscire da ciò che è convenzionale, prestabilito, rifiutando di accettare risposte facili e convenzionali. La Bibbia è una raccolta di libri che contengono un’infinità di episodi curiosi, strani, strambi a volte perfino incredibili, assurdi. Vi si trovano storie di persone tra le più diverse tra loro: personaggi di grande fede, giusti e amici di Dio, ma anche affabulatori, avventurieri, impostori, assassini, fratricidi e criminali. La Bibbia narra una storia di storie queer perché, a differenza di altri testi sacri, i libri della Bibbia raccontano vicende e presentano figure che oltrepassano i confini tracciati da culture, istituzioni, saperi, conoscenze, linguaggi, generi e ambienti sociali.
Grazie alle Edizioni Dehoniane di Bologna a un solo anno di distanza dall’originale inglese è ora disponibile anche in Italia Bibbia Queer, Un commentario a cura di Mona West e Robert E. Shore-Goss. È un testo al tempo stesso rigoroso e rivoluzionario, capace di dare un nuovo e imprevedibile volto al messaggio biblico. Ogni libro della Bibbia è commentato da studiosi e pastori che attingono alle teorie femministe, queer, decostruzioniste e utopiche, alle scienze sociali e ai discorsi storico-critici per offrire una lettura fino ad ora del tutto inedita e ignorata della Sacra Scrittura. L’attenzione è rivolta sia al modo in cui la lettura da prospettive contestuali influisce sulla lettura e sull’interpretazione dei testi biblici, sia al modo in cui i testi biblici hanno influenzato e influenzano le comunità LGBTQ+. Con questa pubblicazione il nuovo gruppo editoriale Il Portico (che raggruppa gli storici marchi Dehoniane e Marietti 1820) apporta un significativo contributo nel dibattito su uno dei temi oggi più discussi e controversi.
A giusto titolo il curatore dell’edizione italiana Gianluca Montaldi - dottore in teologia oltre che direttore editoriale EDB e Marietti 1820 - evidenzia che presentare questo testo al pubblico italiano significa lanciare una prima opera. Se in Italia il confronto della riflessione teologica con le tematiche del genere e in particolare queer c’è, è tuttavia doveroso riconoscere che esso è ancora legato a realtà marginali se non perfino devianti, «che queer riguardi, invece, un’opzione dell’intera società rimane l’idea di pochi, alla quale Michela Murgia - cui viene dedicata questa edizione italiana - ha dato molti apporti». Ciò che è posto al centro è la questione della differenza che rivela la radicale inadeguatezza di quello spirito geometrico che distingue la realtà sempre e solo in due grandi spazi tipico del pensiero binario: il mio e il tuo, il maschile e il femminile, il normale e l’anormale e così via. Se lo si applica in ogni situazione ciò che si perde è la multiforme ricchezza dell’umano, le mille gradazioni, tonalità e sfumature che rendono affascinante l’umanità. La Bibbia ha plasmato per secoli la cultura occidentale, ha forgiato riferimenti, ne ha costituito l’immaginario, ha impresso concetti, per questo un commentario queer della Bibbia è decisivo per offrire occasioni di rilettura, meditazione e verifica. «Riprendere in mano la lettura di alcuni episodi biblici che hanno fondato il nostro rapporto culturale e sociale con l’alterità in sé - osserva Montaldi - non può che essere un utile esercizio ascetico di pulizia della mente» (e dei rapporti tra noi).
Nella presentazione dell’edizione italiana Selene Zorzi e Martin M. Lintner, anticipando l’immediata e scontata obiezione, chiariscono il significato culturale di questo commento. Cosa autorizza una lettura queer della Bibbia? È un’operazione culturale, esegetica, teologica corretta? Sì, lo è certamente, perché è oltremodo evidente - per l’esegesi contemporanea è un dato ormai inconfutabile - che gli autori dei testi biblici sono persone storiche la cui visione antropologica e del mondo sono plasmate e condizionate dalle conoscenze del loro tempo, cioè di migliaia di anni fa. Per Zorzi e Lintner tutto porta a pensare che i redattori biblici supponevano che esistessero solo due sessi, maschile e femminile, «gli antichi non conoscevano ancora il complesso sviluppo dell’identità sessuale e di genere di una persona e la possibile esistenza di diverse identità sessuali e di genere». Se da un lato si è oggi consapevoli che la concezione patriarcale abbia permeato la cultura e la mentalità nella quale la Bibbia si è andata formando, si è altrettanto coscienti che il messaggio biblico sia un messaggio liberante nei confronti di ogni struttura autoritaria e tirannica. La rivelazione biblica contiene un messaggio di liberazione e un messaggio di giustizia per tutte le persone marginalizzate, escluse e oppresse. Il Dio che «ha rovesciato i potenti dai troni» è il Dio che sta dalla parte degli oppressi, esclusi e perseguitati: dalla parte degli schiavi alle identità sociali (e sessuali) considerate «devianti» dal modello culturalmente imposto e socialmente riconosciuto, cioè queer.
Pertanto, l’ermeneutica queer della Bibbia non è un’interpretazione impostagli dall’esterno, ma una possibilità di lettura interna alla Sacra Scrittura stessa.
Quali i presupposto teologici per tale ermeneutica? La risposta di Zorzi e Lintner è netta: il presupposto teologico fondamentale è che il Dio biblico è un Dio queer: eccessivo nel suo amore per l’umanità e perciò fuoriesce da sé. Lo stesso linguaggio utilizzato per rivelare il mistero di Dio fatica ad entrare nella distinzione di genere: nella Bibbia Dio è chiamato sia al maschile che al femminile, gli sono attribuite caratteristiche comportamenti che hanno proprietà maschili o femminili. In definitiva, per la Bibbia Dio non ha sesso.
«Un Gesù queer testimone di un Dio queer», affermano Zorzi e Lintner, dal momento che lo stesso Gesù, che per i cristiani e la rivelazione totale e definitiva di Dio, nella sua vita trascende i modelli tradizionali, gli schemi consueti: «Si rivolge ai peccatori, alle donne, ai bambini, agli schiavi, ai malati, agli abbietti a tutti coloro che erano ai margini, esclusi dalla normalità e dalla cittadinanza del potere, della parola e dell’azione. Si fa beffe della famiglia di sangue, si attornia di una famiglia di elezione in cui l’attenzione non si concentra sul rapporto di sangue ma sul rapporto di amore e di cura. Non si cura della sua reputazione pubblica, frequentando volentieri pubblicani e peccatori».
Insomma l’esegesi queer infrange schemi familiari un po’ logori e presenta nuovi modi di riflettere sul divino, anzi «una lettura queer potrà liberare Dio stesso dalle strettoie in cui una cultura patriarcale, androcentrica, machista, binaria e colonialista lo ha relegato nel momento stesso in cui i testi biblici venivano confezionati».
Ciascuno degli autori di questo commento queer dell’intera Bibbia, dall’In principio della Genesi al Marana thà dell’Apocalisse, legge il libro biblico affidatogli; siano essi i cinque libri della Thorà, oppure Giobbe, Salmi e il Cantico dei cantici, passando per i Vangeli e le lettere paoline. Utilizzando la lettura queer come metodo esegetico fa emergere ciò che è già presente nei testi sacri ma al quale la bimillenaria cultura ci ha resi ciechi, incapaci di vedere per l’abitudine a un solo tipo di interpretazione. Si scoprirà un Dio che non entra, e non è mai entrato negli angusti schemi umani.
Lascio ai lettori sorprendersi, stupirsi, meravigliarsi e forse anche sconcertarsi e scandalizzarsi di fonte ai commenti delle pagine bibliche fondamentali come la creazione dell’uomo e della donna, il racconto di Sodoma e Gomorra, l’amore dei giovinetti del Cantico dei Cantici, e ancora i gesti e le relazioni queer (destabilizzanti) di Gesù, la sua sfida alle gerarchie religiose e al mondo simbolico giudaico, l’insegnamento di Paolo sulla sessualità e sul ruolo delle donne nella chiesa e, infine, il commento all’Apocalisse di Giovanni e l’ermeneutica queer della fine.
Confesso che non ho ancora letto per intero le duemila pagine del commento, ma ho spigolato alla ricerca dell’interpretazione degli episodi più interessanti e delle pagine più intriganti per un commento queer. Davvero la Bibbia si offre a una lettura infinita! Ho ottant’anni e da quasi sessanta come monaco leggo, medito e studio la Bibbia ogni giorno, ma devo confessare che l’ermeneutica queer mi ha aperto gli occhi su possibilità interpretative che finora ignoravo. Si legge la Bibbia con altri occhi, ma soprattutto con uno sguardo più attento alla globalità dell’umano. È incredibile constatare come anche la Sacra Scrittura, se letta altrimenti, come amo dire, inviti e per certi versi costringa a non concepire il sesso e il gender come realtà del tutto alternative, ma come fattori che possono e devono integrarsi reciprocamente. È un errore contrapporli ed è necessario metterli in circolazione tra loro. Se il racconto della Genesi, ad esempio, narra l’archetipo fondamentale della differenza uomo-donna, che ha la sua radice nel sesso biologico, al tempo stesso oggi è doveroso riconoscere il ruolo decisivo della cultura e delle strutture sociali nella definizione dell’identità soggettiva.
Il compianto Giannino Piana, che nella campo della teologia morale resta un punto imprescindibile anche nella riflessione sulla questione del gender, perorava accoratamente una maggiore attenzione da parte della morale cattolica a tutte le dimensioni dell’umano, osservando come «la lettura del mondo umano che viene dall’acquisizione corretta degli stimoli provenienti dalla riflessione proposta dal gender obbliga a una revisione degli orientamenti tradizionali della scienza morale, prestando maggiore attenzione alla complessità delle dinamiche che presiedono alla costruzione dei comportamenti e delle scelte soggettive. La ricerca di soluzioni che rispettino tutte le dimensioni dell’umano è allora la via da percorrere per contribuire alla crescita di una società libera e solidale».
Un’opera attesa e oggi più che mai necessaria come la Bibbia Queer insegna a evitare di parlare semplicisticamente di omosessuali, eterosessuali, bisessuali o transessuali perché le persone non possono essere definite dai loro comportamenti o a essi ridotte. Aiuta a comprendere che l’orientamento sessuale appare come un enigma: non è una scelta dell’individuo né sta nello spazio delle patologie; emerge in diverse situazioni; persino di fronte agli stessi cammini educativi e allo stesso «venire al mondo» l’orientamento può manifestarsi come eterosessuale, omosessuale, o con altre varianti al di là delle libere scelte. Perché? Per ora non si ha una risposta certa: non si deve però avere paura dell’enigma, ma prenderlo sul serio perché parte della realtà complessa dell’umano. Là dove ci sono «storie d’amore», c’è l’amore sempre vulnerabile, la necessità del perdono, della fiducia sempre da rinnovare, la fatica della fedeltà, mai piena. L’amore, che è il fine della relazione, è più grande della condizione in cui si è abilitati ad amare. Questo è l’umanissimo messaggio della Bibbia Queer.