Sulle orme di Françoise Dolto, l’ultimo Recalcati esplora e analizza le radici evangeliche della psicoanalisi
La Stampa - Tuttolibri - 21 settembre 2024
di Enzo Bianchi
“Vedevo l’educazione cosiddetta cristiana, che è quella di tanti nostri pazienti, come nemica della vita e della carità, in totale contraddizione con ciò che una volta mi era apparso nei Vangeli un messaggio di amore e di gioia. Allora li ho riletti ed è stato uno shock”, così scriveva nel 1993 Françoise Dolto (1908-1988). Psicoanalista allieva di Jacques Lacan, Dolto è stata una delle figure di rilievo del movimento psicoanalitico del Novecento. Confrontatasi più volte da psicoanalista con il messaggio del Vangelo, nel fortunato saggio I Vangeli alla luce della psicanalisi del 1996, riedito in Italia nel 2012, rilegge i Vangeli come un processo di liberazione del desiderio. Gesù, come fa uno psicoanalista, “insegna il desiderio e trascina a esso”, affermava. Letti non come manuale di morale ma come narrazioni che inducono alla trasformazione di sé, i Vangeli, annotava Dolto “meritano che noi, formati dalla psicanalisi, ci mettiamo alla ricerca di quella dinamica di cui essi hanno sottinteso la chiave”.
A più di trent’anni di distanza dal saggio di Françoise Dolto, condividendo con lei la comune appartenenza alla scuola lacaniana, riprendendo idealmente i fili del pensiero della collega francese ma andando molto oltre, lo psicanalista Massimo Recalcati fa sua la figura del desiderio cardine del pensiero di Lacan che già Freud aveva posto al centro della dottrina psicanalitica, e consegna ai suoi numerosi e appassionati lettori La legge del desiderio. Le radici bibliche della psicanalisi, Einaudi 2024.
In questi ultimi anni, con regolare scadenza, quasi a ritmare la nascita, la crescita e la maturazione di un pensiero, a partire da La notte del Getsemani (2019), e a seguire con Il gesto di Caino (2020), Il grido di Giobbe (2021), La legge della Parola (2022), Recalcati affronta il complesso ma attraente rapporto tra Bibbia e psicanalisi, con uno sguardo privilegiato ai Vangeli e alla figura di Gesù. Lo ha fatto non di tangente, come un tema tra tanti possibili, ma con la passione di chi è attraversato da un’intuizione che lo persuade, lo inquieta e lo seduce. Sono testimone in prima persona della sua sete di conoscenza della Bibbia e del messaggio cristiano, dello studio assiduo dei più recenti studi di esegesi biblica. La legge del desiderio è un punto di arrivo decisivo, non il termine della sua riflessione ma il raggiungimento di una sintesi che è al tempo stesso frutto delle pubblicazioni precedenti e insieme aperture a successive e feconde acquisizioni.
I due termini che compongono il titolo, “legge” e “desiderio”, concentrano la tesi fondamentale di questo libro e l’intera dinamica del pensiero dell’autore. Il problema non è opporre Legge (la Torà di Mosè) a desiderio umano ma il riconoscimento della Legge come luogo del desiderio. Se Ireneo di Lione poté affermare che “Gesù ha portato ogni novità portando sé stesso”, questa novità estrema, contestatrice e sovversiva da lui portata è quella di svelare che ciò che rende la viva vera, la vita sovrabbondante è la Legge del desiderio. Agli esseri umani che vivono, ahimè troppo spesso, non rispettando la Legge del desiderio, anzi tradendola, Gesù invita a fare del nostro desiderio una Legge.
“Non pensiate che io sia venuto per annullare la Legge o i profeti, non sono venuto per annullarli ma per portarli a compimento” afferma il Rabbi di Nazaret (Mt 5,7). In che modo non dissolve la Legge ma la compie? Mostrando che il vero nome della Legge è il desiderio, perché la Legge non è nemica del desiderio ma alleata. La Legge di cui Gesù è testimone non è la Legge del castigo repressivo, per questo “il giudizio di Gesù non concerne mai l’adeguazione esteriore della vita alle norme stabilite dalla Legge, ma la sua capacità di corrispondere internamente alla Legge del desiderio, di rendere la propria vita vita davvero”.
Per Recalcati è nell’inedito messaggio evangelico del desiderio come Legge che emerge con evidenza la radice biblica più profonda dell’etica della psicanalisi: vivere conservando la propria vita significa mutilarla, renderla sterile, infeconda. Vi è una parola di Gesù che è la sintesi del suo messaggio, è il Vangelo del Vangelo: “Chi vuol salvare la propria vita, la perderà, ma chi perde la propria vita per causa mia, la troverà”. Questa parola è per Recalcati la “formula fondamentale del desiderio”, e che non a caso Lacan indicherà come centro del “giudizio universale” degno di questo nome, che lo psicanalista francese riformula con l’interrogativo categorico: “Avete agito conformemente al desiderio che vi abita?”. Qui sta la vocazione fondamentale dell’uomo, il senso ultimo della sua esistenza, ed è esattamente questo per Recalcati “il punto dove le acque dei Vangeli si mescolano con quelle dalla psicanalisi: non contrapporre la Legge al desiderio ma mostrare la presenza della Legge nel desiderio”.
Tra le diverse pagine dei Vangeli che Recalcati analizza c’è una parabola che bene rappresenta quel tradimento della Legge del desiderio rivelata da Gesù. È la ben nota parabola dei talenti, dove la figura del servo che riconsegna al padrone l’unico talento da lui ricevuto è l’immagine plastica dell’impotenza del desiderio. Seppellire l’unico talento è la manifestazione della paura nei confronti della libertà dell’esistenza. Il servo tradisce il proprio talento a causa della paura nei confronti dell’impresa del desiderio che sempre implica il rischio della scelta e dell’azione. Ciò che manca in lui è la fede nella forza del desiderio che consente non solo di generare vita ma di moltiplicarla, accrescerla, estenderla. Seppellendo il talento sotto terra è la sua vita che si nasconde sotterra: si seppellisce da vivo. Sceglie la sicurezza di ritrovare il suo talento piuttosto che correre il rischio della perdita. Per evitare il pericolo di perdere ciò che ha, il servo non perde qualcosa ma la sua intera vita. Per Recalcati, questo è un grande insegnamento di Gesù che la psicanalisi ha pienamente ripreso: evitare la perdita – non voler perdere niente – comporta la perdita di tutto. Il padrone della parabola “chiede solamente se vi è stata o meno mobilitazione del desiderio, se vi sia stata o meno moltiplicazione dei talenti. Non gli importa quanto si è generato, ma se si è generato. Il criterio extramorale del suo giudizio è se vi sia stata impresa, moltiplicazione, generazione, allargamento del campo della vita, oppure no. Il suo giudizio intende verificare solamente se ha predominato il principio del desiderio che rende viva la vita oppure quello che sottrae la vita alla vita”.
Un desiderio che rendere viva la vita, attraverso questa idea matrice Recalcati interpreta i passi più noti dei Vangeli e le parole più sconvolgenti di Gesù, mostrando ancora una volta che il modo che Recalcati propone di leggere i Vangeli non l’unico ma certamente quello più eloquente per gli uomini e le donne di oggi, siano credenti o non credenti. A ben guardare, studiare le radici evangeliche della psicanalisi significa cogliere che lo spazio che accumuna il cristianesimo e la psicanalisi è la ricerca di un’umanità autentica, un modo di vivere che libera la vita da ogni forma di paura, nella certezza che quando la vita è viva essa vince la morte in ogni sua forma.