La Repubblica
In questi ultimi tempi si sono fatti eloquenti alcuni cattolici e alcune figure autorevoli, anche della gerarchia ecclesiastica italiana, che di volta in volta invocano la nascita di un movimento, di una nuova formazione di ispirazione cattolica che sia presente nella nostra società.
Nei mesi scorsi il vescovo emerito di Prato, Gastone Simoni, ha dichiarato: “Mi parrebbe venuta l’ora per stringere i tempi e arrivare all’evento fondativo di un nuovo soggetto politico entro la fine dell’anno”. E pochi giorni fa è apparso un “manifesto” che vuole essere una chiamata a far nascere non un partito cattolico, ma un nuovo partito democratico di piena ispirazione cristiana.
Certo, questa è un’ipotesi legittima, una scommessa verso la quale va il mio rispetto, anche se in essa ravviso alcune ingenuità nella concreta possibilità di realizzazione. Non basta infatti convocare, radunare, proclamare, perché i cattolici impegnati in politica sono diventati afoni nella politica italiana anche perchè nel ventennio 1990-2010, sono stati delegittimati da soggetti ecclesiastici che hanno avocato a sé il discernimento della situazione sociale, culturale e politica, fino a intervenire direttamente in materie sulle quali la competenza spetterebbe di diritto ai fedeli laici.
Ci sono ancora cattolici capaci di stare nella polis, dopo una tale stagione, che li ha visti impediti a essere cristiani adulti, maturi? Dove sono i cattolici democratici? E poi oggi nel nostro paese la debolezza della fede e l’insignificanza di molte istituzioni ecclesiali non favorisce lo svilupparsi di una comunità cristiana quale grembo fecondo, in grado di esprimere “visione”, “profezia”, capacità di abitare il mondo attuale.
Resto convinto che il vero problema non sia quello di avere politici cattolici, ma soprattutto di avere cristiani che tentino di essere tali e dunque siano capaci di responsabilità sociale, di chiaroveggenza sul nostro futuro. Nella nostra storia del dopoguerra, dopo una stagione significativa, c’è stata la stagione dell’afonia, ma ora sembra assodata la stagione dell’assenza! E non basta avere paura o avere la volontà di contrapporsi a nuove forze malate di ossessioni identitarie nazionali e religiose per far risorgere movimenti capaci di coinvolgere i cattolici. Il problema è più radicale e riguarda il tessuto della comunità cristiana sempre più astenica e incapace ad abitare con fedeltà al vangelo, la polis plurale, diversificata, complessa sempre più scristianizzata, eppure la “nostra” polis.
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