Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Il diavolo secondo papa Francesco

12/03/2018 23:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2018,

Il diavolo secondo papa Francesco

Osservatore Romano

Osservatore Romano - 13 marzo 2018

di Enzo Bianchi

“Il diavolo c’è anche nel XXI secolo e noi dobbiamo imparare dal Vangelo come lottare contro di lui”. In questa frase di un’omelia a Santa Marta nell’aprile 2014 è condensato il pensiero di papa Francesco non tanto sull’esistenza del diavolo, quanto – ben più in profondità – su come il cristiano deve affrontare questa presenza che, anche se privata di immagini e personificazioni stereotipate, non cessa di incidere sul vissuto quotidiano di ciascuno.

 

A Francesco non interessa tanto descrivere il demonio, il “divisore” che tenta incessantemente di separarci da Dio e di contrapporci gli uni gli altri. Al papa sta soprattutto a cuore che il cristiano sappia lottare giorno dopo giorno contro i demoni, usando come arma il Vangelo, la buona notizia del Dio che si è fatto uomo per curare i malati, salvare chi era perduto, riconciliare a sé ogni creatura.

 

E le armi del Vangelo che è Gesù Cristo si affinano con il discernimento – dei pensieri, delle parole, delle azioni e delle omissioni – che porta a riconoscere ciò che viene da Dio e ciò che viene dal maligno. Un discernimento che sa cogliere come prende corpo in noi (come singoli e come corpo ecclesiale) la tentazione da parte del demonio: “ha tre caratteristiche – precisa in quel testo il papa –, cresce, contagia e si giustifica”. Sì, il tentatore come virus si insinua astutamente, mostrandosi dapprima di lieve entità, poi trasmettendo attorno a sé il proprio contagio, fino ad apparire una condizione tutto sommato giustificabile.

 

La lotta allora deve avvenire con la spada della Parola di Dio (cf. Eb 4,12) che penetra e opera una “divisione” contrapposta a quella del demonio, ispirando una presa di posizione che ricolloca il cristiano alla sequela del Signore, ne raddrizza il cammino, lo guida a conversione. È l’assiduità con la Parola di Dio che impedisce alla tentazione di crescere e mettere radici, che ne ferma il contagio e ne annienta le giustificazioni. Nel contempo, lo Spirito lotta in noi e accanto a noi, confortandoci, risollevandoci dalla disperazione, annunciandoci la buona notizia del Signore che perdona i nostri peccati. 

 

Questo volto misericordioso del Signore è l’antidoto che Francesco ricorda costantemente per rinsaldare i cristiani nella loro lotta anti-idolatrica e per consolare chi è tentato di cedere alle lusinghe del diavolo. È il Signore Gesù – narrato e predicato nel Vangelo, colui che ha abbattuto il muro di separazione, che ha creato l’unità dei due popoli (cf. Ef 2,14) e che ogni giorno ricrea la comunione tra i suoi discepoli – che solo può sconfiggere il divisore e unificare il nostro cuore. Del resto, il papa lo ha affermato fin dal giorno dopo la sua elezione, citando Leon Bloy: “Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo”.

 

Pubblicato su: Osservatore Romano