Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Il metodo della conversione

20/08/2017 00:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2017,

Il metodo della conversione

Osservatore Romano

Osservatore Romano - 20 agosto 2017

di Enzo Bianchi

«La vita spirituale del Gruppo di Dombes è la fonte del lavoro teologico, dando origine a una certa atmosfera di fiducia e di franchezza, di pazienza e di libertà, ma anche di ritegno e di delicatezza, e di un sano umorismo». Così Michel Leplay, uno dei membri, esprime il clima che anima gli incontri e il lavoro di questo gruppo di dialogo ecumenico che da ottant’anni cerca di praticare l’incontro e la riconciliazione in vista dell’unità visibile di tutti i cristiani.

 

Sin dall’inizio della sua storia, dovuta all’iniziativa di padre Paul Couturier nel luglio del 1937, i membri del Gruppo di Dombes — attualmente quaranta, venti cattolici e venti protestanti — si sforzano di innestare il dialogo teologico su un’autentica vita spirituale e fraterna, allo stesso tempo orante e conviviale. Così il gruppo non forma un raduno di esperti, ma un insieme di persone che vivono e pregano la loro teologia: un gruppo di carattere «privato», cui si accede per cooptazione degli altri membri. Non è quindi una commissione ufficiale i cui componenti sarebbero delegati dalle rispettive Chiese: questa dimensione non ufficiale offre al gruppo una vasta libertà di ricerca, ma costituisce al contempo la relativa fragilità dei loro accordi ecumenici e dei testi che presentano. Questi ultimi, sottolinea il teologo cattolico Bernard Sesboüé co-presidente emerito, «hanno per unica autorevolezza quella che gli viene riconosciuta dal loro valore proprio». Ma è proprio grazie a questa fragile libertà che il gruppo cerca di spronare le autorità ecclesiali, paralizzate da una fedeltà confessionale separatrice, alla conversione verso l’unità visibile. Si tratta di servire in umiltà le rispettive Chiese, riflettendo sui temi cruciali della separazione confessionale e indirizzando alle istanze ecclesiali ufficiali accorati appelli alla conversione e al superamento delle divisioni tra i cristiani.

 

Per sessant’anni il gruppo si è ritrovato nel monastero trappista di Notre-Dame-des-Dombes in Francia, da cui prende il nome. Dal 1998, alla chiusura dell’abbazia, i presbiteri, pastori e teologi francesi, svizzeri e belgi che compongono il gruppo si ritrovano ogni anno ospiti delle monache benedettine di Pradines, in diocesi di Lione.

 

Solo dopo la morte di padre Couturier, avvenuta nel 1953, il gruppo inizia a redigere e pubblicare testi che diano conto degli scambi teologici avvenuti: erano passati dal «faccia a faccia» del dialogo all’«uno accanto all’altro» della divulgazione, avevano ormai «una parola comune» da esprimere. I temi trattati in questi primi testi si concentravano quasi esclusivamente su questioni di ecclesiologia e la loro esposizione si limitava a dieci o dodici «tesi» molto concise e di contenuto sia dottrinale sia pastorale. Sarà solo nel 1971 che un documento più ampio verrà elaborato: Verso una stessa fede eucaristica?. Alcuni degli elementi teologici di convergenza elaborati dal Gruppo di Dombes verranno recepiti e ripresi ulteriormente da commissioni ufficiali, e in particolare nel documento Battesimo, Eucaristia e Ministero della Commissione fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese (1982).

 

Attraverso i documenti del gruppo, un motivo ritornava con sempre più insistenza, allacciandosi allo spirito di pentimento raccomandato da padre Couturier e all’esperienza spirituale condivisa dei membri: quello della conversione (metánoia) da operare personalmente ed ecclesialmente per tradurre nella pratica la ricerca di unità. La conversione diventa così non solo un leitmotiv nei testi, ma il metodo di lavoro stesso di Dombes e il motore della riflessione dei suoi membri negli anni più recenti.

 

Attualmente, il Gruppo lavora sulla tematica della cattolicità della Chiesa, cercando di trovare vie per superare le differenze confessionali di comprensione circa il rapporto tra l’unica Chiesa di Cristo e la molteplicità delle Chiese storiche. Anche su questo argomento inviterà le Chiese alla conversione, affinché giungano allo scopo ultimo che persegue il gruppo: l’unità visibile di tutti i credenti in Cristo. Con la certezza tuttavia — espressa dalle parole del membro più anziano del Guppo di Dombes, il teologo protestante Gottfried Hamman — che questa metánoia non ha lo scopo di «sopprimere l’identità di ogni confessione, ma di restituirle il suo giusto posto nella diversità non separatrice delle Chiese, rendendo così tutte le Chiese più fedeli per rispondere della loro vocazione primaria al cuore dell’umanità».

 

Pubblicato su: Osservatore Romano