Il Blog di Enzo Bianchi

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​Fondatore della comunità di Bose

Gli amici invisibili

16/01/2016 23:00

ENZO BIANCHI

Quotidiani 2016,

Gli amici invisibili

La Repubblica

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Don Gigino - dice l'anziana parrocchiana al prete che tentava discretamente di ridurre il numero di statue di santi presenti in chiesa - se lei crede che noi veniamo in chiesa solo per Gesù Cristo, si sbaglia di grosso! Ci ridia i nostri santi!". Classico esempio di una religiosità popolare cattolica che ha smarrito la centralità di Gesù Cristo nella fede cristiana e rasenta la superstizione? Forse. Ma, più probabilmente, il segno che le persone semplici percepiscono i santi - anche e soprattutto quelli locali e meno famosi -come uomini e donne alla loro portata, esempi che possono essere imitati, o chiamati in soccorso nelle traversie della vita, proprio in virtù del fatto che anche loro le hanno affrontate.

Nella chiesa cattolica e ortodossa i santi sono gli amici invisibili, riferimenti esemplari e intercessori in una comunione che spezza ogni solitudine e fa "vivere insieme" quelli che sono già morti e quelli ancora sulla terra.
Ma la "testimonianza" offerta da questi discepoli di Cristo di ogni epoca e latitudine non è quella auto-celebrazione pubblica che oggi è così di moda richiedere a personaggi di chiesa e a leader spirituali affinché raccontino la loro "esperienza" generatrice di audience. È invece il segno concreto che sono esistite ed esistono persone che mostrano di avere qualcosa di così grande per cui vale la pena di vivere e persino di morire. È quanto esprimeva efficacemente già Paolo VI, ripreso da papa Francesco poco dopo la sua elezione: «La chiesa ha bisogno di testimoni, non tanto di maestri!». E non solo la chiesa, ma la società tutta ha bisogno di persone in grado di mettere in gioco se stessi per il bene comune.

Un tempo legata al calendario e al succedersi di giorni e stagioni soprattutto nel mondo contadino: ogni frutto della terra aveva un santo protettore ... -la devozione per i santi non soltanto non sembra venir meno, ma pare progressivamente purificarsi dalla riduzione paganeggiante a processioni strumentalizzate o sagre strapaesane o protezioni particolari accordate a confraternite di arti e mestieri. Basti pensare al bisogno di figure attuali di uomini e donne che antepongono la vita degli altri, la pace e la giustizia al proprio successo personale e persino alla stessa sopravvivenza fisica. Se il vescovo Romero o don Pino Puglisi, madre Teresa o papa Giovanni sono entrati nel cuore di tante persone -accanto a figure ben più lontane nel tempo come i primi martiri, o sant'Antonio o i padri della chiesa è perché nel cuore umano non si spegne la sete di senso, l'anelito a un mondo più giusto e il desiderio di una vita nella pace. I santi sono lì a ricordarci che la differenza tra un sogno utopico e una realtà tangibile sta tutta nella convinzione con cui viviamo e moriamo in modo conforme a ciò che crediamo.

Pubblicato su: La Repubblica