Poeti laici e poeti religiosi, non credenti e uomini di fede, tutti accomunati dal tentativo di afferrare il fondamento supremo e misterioso dell'essere: poiché, come amava ripetere Ungaretti, la poesia «è testimonianza d'Iddio, anche quando essa è una bestemmia».
«La religiosità della poesia non ha che rare coincidenze con la vita inerente a una religione codificata, o ritualizzata» sostiene Mario Luzi. E aggiunge: «La poesia agisce secondo la sua necessaria dinamica, che è quella di distruggere la lettera per ripristinare ed espandere lo spirito». È questa l'idea che sta alla base dell'antologia Poesie di Dio: l'idea che la Bellezza narrata dalla poesia sia una forza spirituale capace di trasformare il cuore degli uomini, grazie a un linguaggio che piú di ogni altro ha la capacità di esprimere la verità e le libertà umane. E cosí nell'antologia si incontrano i grandi del Novecento, da Montale a Quasimodo, da Luzi a Merini, da Mussapi a Pozzi, accanto a poeti meno noti i quali, però, hanno ugualmente raccontato i propri travagli interiori e il proprio anelito alla pace, la ricerca dell'amore, la bellezza terrena e spirituale.
Enzo Bianchi
Poesie di Dio
© edizioni Einaudi, 1999