Fin dai primi secoli della Chiesa, i cristiani cominciarono a raccogliere i nomi dei martiri locali, consci che, come ricorda il celebre adagio di Tertulliano, «il sangue dei cristiani è un seme». Già nel IV secolo a Nicomedia, e pochi decenni più tardi nella regione di Aquileia, si avvertì il bisogno di ricordare la comunione universale tra le Chiese, mettendo insieme diverse liste di martiri locali, fino a produrre una raccolta globale dei testimoni: è il celebre Martirologio geronimiano.
Quando iniziarono le divisioni (nel V secolo con l'oriente non calcedonese, alla fine del primo millennio tra oriente bizantino e occidente latino, quindi nel secolo XVI tra cattolici e protestanti), i martirologi cominciarono a subire un'evoluzione contraria, rispetto a quella che ne aveva caratterizzato più di mille anni di storia: si continuarono ad aggiungere nomi nuovi agli elenchi dei frutti suscitati dallo Spirito lungo i secoli, ma soltanto quelli appartenenti alla propria Chiesa.
Enzo Bianchi
Il libro dei testimoni. Martirologio ecumenico
© Edizioni San Paolo, 2002
Una inversione di tendenza si è avuta con la diffusione sempre più convinta del movimento ecumenico. La contraddizione all'Evangelo rappresentata dalle divisioni tra cristiani è balzata finalmente agli occhi di tutti. Giovanni Paolo II, in uno dei brani giustamente più citati della Tertio millennio adveniente (n. 37), osserva: «La Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri... La testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti... L'ecumenismo dei santi, dei martiri, è forse il più convincente». Nella enciclica Ut unum sint (n. 84) c'è un chiarimento coraggioso e decisivo: «In una visione teocentrica, noi cristiani abbiamo già un martirologio comune... Sebbene in modo invisibile, la comunione non ancora piena della nostra comunità è in verità cementata saldamente nella piena comunione dei santi. Questi santi vengono da tutte le Chiese». Ancor prima, il decreto conciliare Unitatis redintegratio (n. 4) aveva affermato: «Riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo talora sino all'effusione del sangue, è cosa giusta e salutare».
Speriamo che questo Martirologio ecumenico, redatto con il concorso dei rappresentanti ufficiali di tutte le Chiese, possa servire a ridare motivazioni e stimoli a coloro che desiderano fare la volontà del Signore: «Che tutti siano uno».
Enzo Bianchi
Enzo Bianchi
Il libro dei testimoni. Martirologio ecumenico
© Edizioni San Paolo, 2002
tradotto in francese