La Stampa - Tuttolibri - 28 maggio 2022
di Enzo Bianchi
“Come sono state considerate le donne e, soprattutto, come sono state valutate coloro che vivevano la fede da protagoniste prendendo strade discordanti da quelle segnate dai gruppi dominanti? Chi erano?”. Questi sono gli interrogativi all’origine dell’agile saggio sulla storia delle eretiche di Adriana Valerio, autrice di interesse e di valore che ha insegnato storia del cristianesimo e delle chiese nell’Università Federico II di Napoli. Un saggio che colma un vuoto storiografico e ha la capacità di aprire un mondo perlopiù sconosciuto. Un testo di indubbio valore storico, culturale ed ecclesiale interamente consacrato alle esperienze ereticali femminili, cioè a quelle tante donne sconosciute e spesso occultate che, nella storia del cristianesimo, pensando, osando e resistendo hanno sfidato gli uomini unici detentori dell’ortodossia, uscendone sempre condannate e talvolta bruciate.
Lungo i secoli donne messe al bando, condannate come deviate, eretiche, false sante, sovversive, streghe, isteriche che affrontato in forme e modi diversi l’ortodossia elaborata e stabilita da soli uomini, unici interpreti autorizzati: gli apostoli, i vescovi, i teologi e i “padri” della Chiesa. Per duemila anni nella Chiesa la verità l’hanno detenuta gli uomini.
L’intendo dichiarato del libro è quello di presentare le vicende di alcune figure di donne che vanno dal II secolo fino ai nostri giorni. Dalle discepole che seguivano Gesù, il maestro “eretico” e il messia inclusivo dissonante che chiama alla sua sequela anche delle donne a Massimilla e Priscilla profetesse della Chiesa antica. Le mistiche del Medioevo come le beghine dallo spirito troppo libero, le donne Valdesi e Catare, la visione utopica di una Chiesa povera e fraterna di Margherita Boninsegna da Trento e Giovanna d’Arco, la guerriera messa al rogo come eretica e poi proclamata santa. Le sante riformatrici dallo spirito moderno, le portatrici dell’evangelismo che affrontarono l’Inquisizione, le donne che leggono e predicano la Bibbia fonte di eresia, come la contadina Domenica Narducci discepola del Savonarola. Ed ecco poi la caccia alle streghe con le donne protagoniste del Male che fa sorgere spontanea la domanda: “Perché il demonio avrebbe preferito le donne, facendole diventare lo strumento del suo potere?”. Si giunge poi alle donne mistiche della Controriforma e dell’Illuminismo, quietiste o gianseniste, e le profetesse di una chiesa alternativa come Marta Fiascaris, Filippa Maria Porzii, Lucia Roveri e la toscana Maria Antonia Colle accusata esercitare “invisibilmente” le funzioni sacerdotali.
A partire dal XIX secolo compaiono le “nuove eretiche”, cioè le donne dell’Anticoncilio come la filosofa Marianna Bacinetti Florenzi Waddington (1802-1870) che dovette sopportare gli strali dell’Inquisizione romana per i suoi scritti vicini al pensiero di Schelling, Cousin ed Hegel come per la sua attività politica simpatizzante dei liberali che mettevano in discussione il potere temporale del papato. Antonietta Giacomelli (1857-1924), chiamata “l’amazzone del cattolicesimo” che sosteneva la riforma liturgica e il risveglio delle coscienze: i suoi scritti furono messi all’indice lei condannata con l’accusa di auspicare “una riforma del culto che si pretende scaduto e superstizioso, per richiamarlo all’antica liturgia”, di voler “unire la navata al presbiterio”, avvicinare il popolo all’altare secondo gli ideali della chiesa primitiva.
Di grande interesse la figura di Valeria Paola Pignetti (1875-1961) conosciuta come Sorella Maria, fondatrice dell’Eremo di Campello. Una donna ancora poco conosciuta ma per me tra le figure di santità più importanti e significativa del Novecento che ha avuto un influsso decisivo nella mia vita spirituale e nella vicenda di Bose. A lungo osteggiata per le sue amicizie con Ernesto Bonaiuti e don Primo Mazzolari, ma anche con non cattolici come Gandhi e Albert Schweitzer con i quali ebbe un intenso rapporto epistolare. Per queste amicizie e per la presenza nella sua comunità anche di donne non cattoliche le fu vietata per oltre trent’anni la partecipazione all’eucaristia.
L’ultimo paragrafo è dedicato alle dissidenti della Chiesa di oggi, “le eretiche dei giorni nostri”, quelle donne soprattutto cattoliche decise a porre in modo inequivocabile la questione dei ministeri delle donne. “Permane la strategia del silenzio – osserva Valerio – non dando risonanza alle posizioni della teologia femminista della liberazione, che mettono in discussione l’impostazione patriarcale e androcentrica dell’interpretazione biblica, della teologia e della tradizione, e soffocando qualunque istanza di partecipazione ecclesiale che apra all’ordine sacro”.
Adriana Valerio in questi anni ci ha offerto un’ampia e qualificata produzione letteraria dedicata al rapporto tra le donne e la Chiesa, al loro ruolo, al loro potere, al loro riconoscimento, e anche con quest’ultimo saggio offre i dati storici, fornisce gli elementi critici e pone i presupposti culturali per affrontare con intelligenza una delle questione fondamentali e decisive – il pensiero, la voce e il compito delle donne nella Chiesa – sul quale si gioca non solo il presente ma soprattutto il futuro del cristianesimo e la sua già fragile credibilità.